VILLANOVIANA – BOLGHERI – IN CANTINA

Antefatto: qualche mese fa ricevo una telefonata da Barbara Monacelli che mi invita, vista la mia passione per Bolgheri, a visitare la cantina che conduce con Marco: Villanoviana appartiene alla terza generazione di aziende fondate qui, sulla scia di quanto buono fatto dalle precedenti cantine e con il potenziale di una zona appena nata e che sta già dicendo molto di sé. Approfitto del nuovo tour bolgherese per incontrare Barbara e Villanoviana in quella che si configurerà come una sorpresa assoluta.

Intendiamoci, decidere di spostarsi dall’Emilia per approdare a Bolgheri e fare vino non è stato di certo un passaggio facile, eppure ho potuto apprezzare una determinazione che di certo costituisce un ingrediente fondamentale dei vini di Villanoviana. Ci troviamo a pochi metri di distanza dalla Bolgherese, nel cuore della parte pianeggiante della Denominazione dove hanno sede le vigne di proprietà: i vitigni sono i classici bolgheresi con spazio per due versioni in purezza di Cab Franc e Merlot che affiancano il Bolgheri Superiore Sant’Uberto, quest’ultimo battezzato come la località in cui sorge la Cantina.

Cantina di moderna concezione, una sorta di cubo di pregevole fattura dove i toni scuri del legno fanno intuire ciò che succede qui: una cura che si estende alla parte di ospitalità dai toni chiari e raffinati, un biglietto da visita che di sicuro ammalierà più visitatori. Barbara mi mostra le vigne intorno all’azienda, filari curati qualche giorno dopo la vendemmia con un approccio di precisione e cura approfondita, in certificazione bio.

Se è vero che le uve e le vigne devono essere gestite con un certo grado di ossessione, è anche vero che la cantina deve essere il posto in cui evitare di rovinare il frutto di madre natura: ci vuole prima di tutto il rispetto per le specificità del luogo e poi l’esperienza di gestire questa delicata operazione. Barbara si affida all’enologo Nicolò Carrara, attivo in Bolgheri da tempo e ormai affermato professionista: l’assaggio dei vini conferma e sorpassa le mie aspettative.

La gamma di Villanoviana parte dal bianco Teia a base Vermentino, sei mesi di cemento con eleganza e intensità a trovarsi a metà percorso. Il rosso di ingresso è Ebesco, Merlot e Cab Franc con sei mesi di cemento per mantenere la freschezza della gioventù. Per la denominazione si parte con Imeneo, Bolgheri Rosso dall’incedere sorprendente, di freschezza e carattere, incisività che incontra la sensibilità di Nicolò, dalla mano poco interventista. Ottimo vino senza dubbio.

Passando poi ai pesi massimi assaggio due annate di Sant’Uberto, Merlot – Cab Franc – Petit Verdot, nelle versioni 2018 e 2019: due annate opposte per certi versi, la prima piuttosto affabile e pronta, la seconda austera e profonda, dall’evoluzione importante in chiave affinamento. Chiudiamo con le due versioni da singola uva, ovvero Cab Franc e Merlot, due vini che rappresentano l’annata con rispetto e dalla longevità certa.

Villanoviana rappresenta una realtà già consapevole dei propri mezzi e che sta già lavorando allo smussamento dei dettagli per ottenere vini identitari e rappresentativi della sensibilità aziendale. Ho assaggiato vini di valore, dalle sfumature ampie e contemporanee, di rispetto e personalità. Sono sicuro che Barbara e Marco saranno in grado di fornirci tante altre annate di gioia e bontà, immersi nella bellezza di Sant’Uberto.