BARTOLO MASCARELLO – BAROLO – IN CANTINA

Difficile pensare al Barolo senza inserire la cantina Mascarello nel novero delle imprese che hanno reso grande la denominazione e il vino, difficile non pensare a Bartolo e a Maria Teresa. Difficile anche non meditare sulle scelte aziendali: innanzitutto la ferma determinazione a rimanere in centro a Barolo, nonostante le ovvie difficoltà logistiche. La dimensione aziendale è rimasta contenuta, nonostante la fama dei vini di Bartolo Mascarello sia tale da far terminare i vini un anno prima: le nuove annate sono già vendute ancora prima di aver visto la luce.

La lista dei clienti privati di Maria Teresa comprende appassionati da tutto il mondo che tornano qui una volta l’anno in pellegrinaggio, per incontrare di nuovo questa signora del Barolo, colei che non si è mai fatta spaventare dalla fama raggiunta dal papà Bartolo, ma che anzi ha saputo rinnovare la Cantina rispolverando i vecchi valori e dando loro nuovo lustro. Nessun impianto nuovo, nessuna Menzione in etichetta, nessuna nuova etichetta, mai botti più piccole dei mille litri. Fermentazione spontanea per il Barolo e con lieviti selezionati per le altre etichette, anche perchè le prime fermentazioni vanno poi a creare un ambiente favorevole in cantina per l’ultima (e più importante) fermentazione.

Il Barolo di Bartolo Mascarello è classico in ogni aspetto: prima di tutto è un assemblaggio delle vigne di proprietà e la ricetta non si discosta poi molto dal solito. Si cerca sempre di portare in cantina i grappoli migliori possibili anche per non dover intervenire in maniera massiccia, modificando la propensione naturale del frutto. L’ingresso è il cuore dell’azienda, con il tavolo a cui tutti si siedono per parlare con Maria Teresa (ed Emanuele, nostra guida) e assaggiare i vini. Gli uffici sono al piano superiore, mentre dal piccolo cortile si accede alla cantina vera e propria, con il cemento sulla destra a partecipare alla fermentazione, come avviene da oltre cento anni, dall’intuizione del nonno di Maria Teresa.

Parte del Barolo fermenta anche in tini di legno e il cappello sommerso è prassi normale, tranne in poche annate – come la 2022 – quando non sembra necessaria o addirittura controproducente. Tutti i vini fanno legno, chi più chi meno, e la botte grande è un obbligo morale ed etico, botti rinnovate con regolarità ma mai in contemporanea proprio per scongiurare i sentori di legno nel vino. La Freisa arriva dai terreni di Monforte così come il Dolcetto, mentre la Barbera arriva dalle vigne in San Lorenzo (Menzione del Comune di Barolo). Di Dolcetto ci sono anche due vigne in Ruè, altra menzione di Barolo da cui proviene anche parte del Nebbiolo da Barolo.

Curiosità: nel 2015 Maria Teresa ha scelto di estirpare la vigna di Barbera per le troppe fallanze, con un buon 30% di piante malate per flavescenza dorata. Scelta dolorosa che priverà la cantina di una propria Barbera per le annate dalla 2015 alla 2019, ovviando con uve acquistate a Barbaresco dallo stesso fornitore del Nebbiolo per il Langhe Nebbiolo, rimanendo sulle quantità canoniche per la Cantina.

Per il Barolo il discorso è semplice: co-fermentazione delle uve raccolte negli appezzamenti di San Lorenzo, Cannubi, Rocche dell’Annunziata, Ruè, per una produzione di circa 15/20.000 bottiglie a seconda dell’annata, cercando di favorire il carattere dell’andamento climatico ed evitando di intervenire con l’enologia in cantina. Poco intervento, favorendo il controllo e l’accompagnamento verso la bottiglia finale. La speculazione sulle bottiglie della Cantina è nota e purtroppo preoccupa Maria Teresa, con prezzi che consentono l’acquisto delle sue bottiglie soltanto a un pubblico abbiente e, spesso, ben poco conscio del vino contenuto ma attirato dall’etichetta prestigiosa e dal prezzo finale.

Ultima parte della cantina è dedicata all’archivio aziendale, con una sfilza importante di annate dal 1955 in poi, sia da 75cc sia magnum e doppio magnum: un bel modo di conservare la memoria storica con vini destinati al consumo interno e alle verifiche periodiche sul lavoro fatto nei decenni precedenti. 

In assaggio Langhe Nebbiolo 2020, Barolo 2019 in anteprima e la corrente annata 2018 sempre di Barolo. Le aziende come Bartolo Mascarello hanno probabilmente numeri ridotti, ridicoli se posti di fianco a qualsiasi altro big della viticoltura: trentamila bottiglie annuali sono una goccia del mare, anche se paragonate ai circa 15 milioni di Barolo che ogni annata porta in dote al mondo. Eppure la voce di Maria Teresa e di chi come lei vive il territorio e il vino del territorio quotidianamente è di certo più rilevante in termini qualitativi di quella di una pletora di vinificatori, imbottigliatori, commercianti e affaristi locali. Bisogna sempre tenerne conto, anche quando le scelte da fare possono sembrare poco logiche o poco “money driven”.