Ultima cantina per questa avventura, Mamete Prevostini ha la particolarità di sorgere nella Valchiavenna a pochi passi dal paesino di Chiavenna (meraviglioso) e a ridosso del ristorante di famiglia gestito oggi dalla sorella di Mamete. La viticoltura qui c’è sempre stata ma a livello amatoriale e familiare, fino a quando Mamete non ha deciso di rimboccarsi le mani e credere in se stesso e nella terra. Oggi, a qualche anno di distanza, l’atmosfera è decisamente diversa.

Quasi l’intera produzione della cantina proviene dalla Valtellina con pochissimi appezzamenti in Valchiavenna. La cantina può contare oggi su una produzione di quasi 200.000 bottiglie suddivise tra le tante etichette tra cui spicca un Passito di Traminer e Riesling, il Vertemate, ultimo vino che andrò ad assaggiare.

Salto indietro: la sede attuale del ricevimento è in Valchiavenna e qui ha sede l’archivio storico nel crotto posseduto dai nonni di Mamete, crotto che è rimasto attivo per decenni prima dell’ampliamento dell’azienda vitivinicola che oggi si sta spostando in un’altra struttura in Valtellina. Mamete non può dimenticare il passato e ha recuperato il crotto, adeguandolo alle attuali esigenze.

Oltre al crotto, la sede ha una tasting room per i visitatori e, grazie alla Enomatic e all’azienda (grazie Greta!), riesco a provare tutti e sedici i vini in degustazione. Si parte con i bianchi e con il rosato di Nebbiolo, a indicare non solo la ricerca tecnica nel dare alla luce vini non convenzionali per il territorio, ma anche per renderli comunque territoriali, mantenendo le prerogative del vino di montagna. Incontro pure il bianco in anfora, annata 2020, a dare tridimensionalità aggiuntiva al vitigno. 

Passando ai rossi e senza entrare nel dettaglio, posso confermare come il legno sia utilizzato con maggiore parsimonia rispetto al passato, sfruttando al meglio la concentrazione del frutto per dare vita a vini verticali e dall’indubbia freschezza, con in più il caleidoscopio fornito dall’annata di provenienza che, ad esempio, fa emergere maggiormente i 2018 rispetto all’annata 2017. Ho apprezzato in particolar modo il Valtellina Superiore Inferno La Cruus che entra di diritto al primo posto degli Inferno assaggiati in questo trasferta: un grande vino destinato a farsi amare per almeno due decenni.

Concludo con gli Sforzato e il Passito a suggello di una degustazione tanto articolata quanto piacevole a dir poco: non avrei potuto chiudere meglio questa esplorazione di un territorio che può dare ancora tanto a tutto il mondo, soprattutto oggi con cantine come Mamete Prevostini alle prese con vini eccezionali, in grado di farsi strada a colpi di Nebbiolo in ogni sua declinazione. 


Lista dei Vini Degustati:


Mamete Prevostini
Via Don Primo Lucchinetti, 63 – Mese
https://www.mameteprevostini.com
info@mameteprevostini.com