TENUTA ARGENTIERA – VISITA IN CANTINA

La qualità di un’azienda si può intravedere nei piccoli particolari. Certo, fanno più scena i premi altisonanti, i prezzi elevati, l’opinione di un giornalista quotato, ma in fondo siamo tutti essere umani e non dovremmo mai dimenticarlo. La visita presso Tenuta Argentiera mi ha fatto pensare a questo, e devo molto alla gentilezza, umiltà e umanità di Leonardo Raspini, il direttore generale della Tenuta.

Avvicinato durante la presentazione della guida di Doctor Wine, in cinque minuti abbiamo deciso ora e giorno della mia visita presso la Tenuta. Qualche giorno dopo mi sono ritrovato ai cancelli della cantina, il cortile interno affacciato sulle vigne di proprietà e sul visitor center che occupa il piano terra di una palazzina che contiene anche gli uffici e la direzione. Leonardo mi accompagna alla scoperta non solo della cantina, ma anche dei vigneti, con una splendida gita (anche panoramica) su buona parte dei 90 ettari di proprietà, la storia di ogni appezzamento e le possibili evoluzioni future. Un benvenuto con i fiocchi.

Percorrere un antico filare del 1850 di pini fa un certo effetto, pensando che queste piante hanno più o meno l’età dei cipressi del più famoso filare di Bolgheri. Il punto panoramico sulle colline è la ciliegina sulla torta, con una vista a 180° sulle colline, la pianura con la sua macchia mediterranea e, poco distante, il mare. La bellezza di un territorio sta in questi elementi, non solo nella vigna in sé quanto nel contesto in cui è immersa, unico e inimitabile, da tutelare.

Nota a margine: Leonardo ha guidato Ornellaia per 15 anni prima di spostarsi con la famiglia Cecchi ed è tornato a Bolgheri da pochi anni, dando una marcia in più a una cantina che sta emergendo con costanza e l’ovvio lavoro di chi vuole darsi da fare. Non è solo uomo di numeri o vendite o altre materie astratte, ma conosce a fondo le vigne e le prerogative di ciascuna. Stiamo parlando di vigne giovani che non arrivano ai trent’anni, seguirne l’evoluzione è fondamentale.

Si giunge in cantina, una cantina scavata nella collina con solo un edificio che emerge, finito di costruire nel 2009 e da allora sede di vinificazione e affinamento. Giro veloce in cantina perché la vinificazione è avviata (siamo a pochi giorni dopo la fine della vendemmia), così passiamo subito alle botti dove incontro Nicolò Carrara, enologo interno giovane e a dir poco preparato. Nicolò è qui da oltre dieci anni e sta dando un contributo fondamentale alla qualità dell’azienda, seguendo sempre il volere dell’annata e non gli schemi e le prassi, adattando il proprio lavoro a ciò che la Natura ha donato. 

L’affinamento avviene principalmente in barrique e si stanno facendo esperimenti anche su altri legni, in un’ottica di perfezionamento con lo sguardo rivolto al futuro. Barricaia molto bella, sotterranea, che ricorda qualche chateau francese. Profumo inconfondibile.

Andiamo ad assaggiare qualcosa? Ma certo! Partiamo da Villa Donoratico, il Bolgheri rosso, annata 2018, prima del Bolgheri Superiore Argentiera 2017 e del cru Ventaglio 2015. Assaggiare i vini dopo aver visto e ammirato le vigne in cui sono nati lascia sempre considerazioni utili alla comprensione di ciò che c’è nel bicchiere: da fare! Niente da aggiungere sui vini, se non che presto pubblicherò le mie impressioni.

Ringrazio di cuore Leonardo, Nicolò e l’Azienda per la visita e il pranzo. Una visita che è andata ben oltre le mie aspettative, sia per la bellezza della cantina e delle vigne sia per l’umanità che ho trovato qui, in questo piccolo angolo di paradiso bolgherese.

Qui la mia intervista a Leonardo Raspini