BRUNO ROCCA – VISITA IN CANTINA

Altra tappa in Langa, torno a Barbaresco da Bruno Rocca , altro nome storico che dal 1978 propone vini eccellenti. La famiglia Rocca è nota in zona da quasi due secoli, la svolta è nel 1958 con l’acquisto della cascina di Rabajà. Oggi Bruno è aiutato dai figli Francesco in vigna e cantina e Luisa Rocca che fa tutto il resto, tra cui accoglienza anche dei “giornalisti” come il sottoscritto.

La vista sul cru Rabajà dal terrazzo di casa è quanto di più emozionante ci sia in zona, sia per il nome entrato nel Gotha dei cru sia per il senso di pace e connessione con la natura, con la vigna. Rabajà, Asili, Martinenga, sono lì a portata di mano.

L’Azienda non lascia nulla al caso, le macchine sono di livello elevato, così come la selezione massale delle viti e dei cloni (si usa anche il Rosé oltre ai soliti Michet e Lampià). I lieviti sono autoctoni e in parte sono conservati in laboratorio, esiste anche una piccola vigna di sperimentazione dove provare nuove soluzioni. Durante la visita Luisa spiega in profondità tutto ciò che succede in azienda, ossessione per la qualità e rispetto della natura sono evidenti.

Beviamo qualcosa? Ma certo! L’annata 2017 ha visto una brutta grandinata che ha ridotto la resa totale del 85%, obbligando l’azienda a scegliere di fare un Barbaresco d’assemblaggio con le unioni dei cru di famiglia, quindi anche Currá e Rabajà, di solito vinificati in singolo cru. Vino comunque di altissimo livello, uno dei migliori assemblaggi testati.

Prima ho assaggiato la Barbera di casa, anche qui su livelli importanti, per poi passare al Barbaresco Currá 2016 e alla Riserva Currá 2014, tanto diversi da non sembrare provenire dalla stessa vigna, entrambi legati alle vendemmie di provenienza, con un 2014 più austero e profondo, soprattutto se confrontato alla vendemmia perfetta del 2016 che di sicuro farà parlare di sé.

Un grande grazie all’Azienda e a Luisa per l’accoglienza!

VINI DEGUSTATI