UN PAESE DI CANTINE / UNDICI / IL CARPINO
Seconda cantina di Oslavia nella mia agenda, Il Carpino rappresenta al meglio il mio concetto di amicizia. Ho incontrato Franco e Ana dopo un ampio scambio di messaggi virtuali, ho raccolto le parole di Franco in un’intervista e ho dovuto verificare di persona: ho passato un’intera giornata con loro e non avrei saputo come impiegarla meglio.Partiamo dal principio: Silvano, papà di Ana, intraprende l’attività vitivinicola e Franco lo affianca, per poi prenderne le redini. La prima etichetta è del 1987 e oggi la famiglia gestisce circa 15 ettari di produzione divisi tra varie uve, la Ribolla Gialla è protagonista ma affiancata da Malvasia, Sauvignon, Chardonnay, Pinot Grigio, Merlot e Cabernet Sauvignon. Un patrimonio enorme, ma la cura della vigna è al primo posto per non perdersi nulla di una natura che qui sembra dare ottimi frutti.
Il giro in vigna mi dà la cifra stilistica dell’uomo, le uve che stanno prendendo forma sono il primo tassello della vinificazione, tanto fragili quando fondamentali. La ponca sottostante si andrà poi a declinare in ampie sfumature sapide, così come la macerazione dà spessore e profondità ai vini. Scendiamo in cantina e assaggiamo dai tini, giusto per capire come funzionano le cose qui e come la struttura sia un sottile equilibrio raggiunto con tanti anni di lavoro e dedizione assoluta. La macerazione a caldo fa il resto, raggiungendo anche i 45 giorni, dal colore profondo e non lucidato: il colore vero dell’uva.
Prima di pranzo assaggiamo la bolla di Franco, a base Malvasia con aggiunta di vino macerato per la rifermentazione, un produzione privata per amici e visitatori. Avremo modo di assaggiare le annate 2015 e 2016, intervallate dal pranzo preparato da Ana (tutto ottimo!). Già che ci siamo facciamo un giro con le ultime uscite, ovvero Ribolla Gialla, Sauvignon, Vis Uvae, Malvasia, Exordium e alcune bottiglie dalla biblioteca delle annate vecchie. Chardonnay 2002, il Cabernet Sauvignon celebrativo dei 30 anni di attività e un Passito unico nel suo genere di Ribolla del 2009, in edizione più che limitata e anche questo dedicato agli amici.
Le ore scorrono veloci così come il liquido nel calice, ma non riesco a non pensare alla capacità del vino di unire persone che non si sono mai viste prima, un legame nascosto e misterioso dalle sfumature indescrivibili. La magia di Oslavia? Probabile. Il vino di certo è un collante straordinario, ma Ana e Franco sono un’esperienza da vivere e conoscere in prima persona.
Torno a casa con una scorta dei loro vini, profondi ma non rigidi, intensi ma non ciarlieri, proprio come i coniugi Sosol. È proprio bello qui.
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