GIULIA NEGRI – BAROLO – VISITA IN CANTINA

Ho conosciuto Giulia Negri e i suoi vini a Grandi Langhe 2020, apprezzandone l’eleganza e la qualità evidente. Ho pensato di approfondire con una visita in cantina, in quel di Serradenari, La Morra, il punto più alto della DOCG del Barolo. Come riporta la brochure aziendale, il Barolo più alto del mondo.

La storia della Cantina parte dal 1880, quando la famiglia decide di acquistare questa tenuta per farne una azienda agricola. Il nonno di Giulia, dirigente dell’Olivetti, la elegge a residenza estiva e per via della passione per i tartufi fa espiantare le vigne, sostituendole con boschi di pioppo e tiglio, abbattendo la villa in stile Liberty di cui avanzano alcuni dettagli nella cantina attuale.

Nel 2001 Giovanni, babbo di Giulia, prende in mano la situazione e torna alla vigna con l’ausilio di Roberto Cipresso: essendo occupato altrove non riesce a dedicarsi al 100% alla viticoltura, concedendo spazio di manovra alla figlia. Giulia inizia a produrre vini a proprio nome affiancati ad altri targati Serradenari fino a pochi anni fa, quando prende il comando e vinifica le vigne aziendali in toto. La produzione è di circa 45.000 bottiglie annue, divise tra Chardonnay, Pinot Nero, Dolcetto, Barbera d’Alba, Langhe Nebbiolo e tre Barolo, ovvero Serradenari, La Tartufaia e Marassio.

Pur essendo nella medesima MGA, Giulia ha deciso di dividere i tre appezzamenti di nebbiolo da Barolo per fare risaltare le differenze di terreno e di altitudine: una sorta di micro-zonazione che ho apprezzato anche in fase di assaggio. La produzione di Chardonnay e Pinot Nero è esigua, così come i numeri del Barolo Marassio che raggiungono con difficoltà i tre zeri, definendoli prodotti boutique.

La Cantina lavora con affinamenti importanti, prevalentemente in legno, vasche troncoconiche, legno grande e barrique, queste ultime sotto terra in una piccola cantina sotto la casa (in cui abita Giulia). La parte boschiva circonda le vigne, anche perché un’attività collaterale dell’azienda è la ricerca di tartufo.Pinot Nero e Chardonnay sono stati una scelta di Giulia, anche perché l’obiettivo di Giovanni (esplicitato anche nel libro Il Mistero del Barolo) riguarda la predilezione per il Nebbiolo, il vitigno simbolo del Piemonte in tutto il mondo. Giulia ha preferito proseguire con un ventaglio di vini più ampio, anche per fare esperienza in fase di vinificazione e affinamento.

Oggi la Cantina produce circa 45.000 bottiglie annue, un numero che consente una cura assoluta nei dettagli e una buona dose di manualità. Assaggiamo qualcosa? Non vedo perché no: si parte con il Pinot Nero 2018, si passa dalla Barbera d’Alba 2018 e il Langhe Nebbiolo 2019 prima di due Barolo 2017, il Serradenari e La Tartufaia. Ne parlerò a dovere più avanti, ribadendo che la 2017 mi sta regalando vini ottimi e che la 2019 sarà da ricordare.

Non mi resta che ringraziare Giulia e Alessia, la mia guida, per la visita, ben sapendo che tornerò a scadenza annuale per verificare come sta il Barolo più alto del mondo.