BRUNO GIACOSA – VISITA IN CANTINA

Un grande onore: ho visitato qualche cantina nelle Langhe ma di fronte a un Grande della storia di questo territorio non si può pensare ad altro. Bruno Giacosa è personaggio unico e, insieme a pochi altri, ha riscritto la storia del vino di Langa, creando opere d’arte che ancora oggi il mondo ci invidia. Le etichette rosse vivono in un mondo a parte e mettono d’accordo tutti, le Riserve prodotte solo in annate particolari e in numero estremamente limitato.

L’eredità è pesante, ma la famiglia Giacosa, capeggiata da Bruna, non ha intenzione di indietreggiare di un millimetro, cercando invece di portare avanti il pensiero di Bruno a pochi anni dalla scomparsa. Personalmente, la cantina è nei primi tre posti quando penso al Piemonte, sia per le bottiglie epocali sia per la qualità di tutti gli imbottigliamenti, dall’Arneis in su.

La Cantina non ha un centro visitatori né uno shop, è dunque con grande rispetto ed emozione che ho varcato il pesante cancello di legno dietro cui si svela il mondo di Bruno Giacosa: un grande edificio moderno, rinnovato da poco, contiene tutto ciò che serve per fare grandi vini. Le botti grandi, ma davvero grandi, sono l’unico veicolo di affinamento. La fermentazione avviene in acciaio anche se dal 2017 vengono utilizzati alcuni tini in legno che hanno dato ottimi risultati. La cura dei dettagli è incessante, ogni angolo è studiato e smussato per non creare ostacoli ma soltanto risorse. 

Un altro edificio simile ma in scala minore contiene i fermentatori di acciaio per i vini bianchi, Roero Arneis su tutti: questo vino arriva a coprire circa la metà delle 300.000 bottiglie prodotte annualmente. Le bottiglie sono esclusivamente assegnate e vengono etichettate soltanto quando stanno per lasciare l’azienda, per cui la degustazione in azienda avviene attraverso bottiglie senza etichetta ufficiale.

Arriva il momento di degustare: Roero Arneis 2019, Barbaresco Asili 2017, Barbaresco Rabajà 2016, Barolo Falletto 2016 e Barolo Falletto Vigna le Rocche Riserva 2014, una delle famose etichette rosse, le Riserve che fanno sognare gli appassionati di tutto il mondo, ma di certo il resto della linea non è da meno. Grande concentrazione nel cercare di capire questi vini, una stoffa unica che si riverbera soprattutto nel palato, con il naso libero di spaziare tra i vari cru da cui provengono le uve. Il Nebbiolo al suo meglio, anche se per tutti posso segnalare una capacità di affinamento rilevante.

Torno a casa con la certezza di aver compiuto un piccolo passo nella direzione giusta, qualsiasi essa sia: avvicinarsi a un mito del genere è una grande emozione, e spero di essere riuscito almeno in parte a tradurlo in parole. Un ringraziamento all’Azienda, a Bruna e a Sophie che mi ha seguito in questa visita.

I vini degustati in Cantina: