VISITA IN CANTINA - CLAUDIO ALARIO

VISITA IN CANTINA – CLAUDIO ALARIO

Claudio Alario è un nome nella mia rubrica delle cantine da visitare: poche bottiglie, pochi vini in linea, un’attitudine contadina che ho avuto il piacere di incrociare a Milano all’inizio di quest’anno. I tempi sono propizi: un paio di messaggi e la visita è fissata.

Diano d’Alba è un paese piccolo con un’atmosfera rurale, di Langhe contadine, e la cantina non è altro che parte (ingrandita e rinnovata spesso) della casa di Claudio, il titolare. Ma Claudio non è in casa: la vendemmia del Nebbiolo da Barolo si sta concludendo e quindi mi trovo in compagnia di Matteo, annata 1993, coinvolto da molti anni nell’azienda con sempre maggiori responsabilità.

Matteo fa assaggiare tutti i vini di casa Alario con un bonus, il Barolo Sorano 2010 aperto il giorno prima. Dolcetto in tre versioni, Barbera, Nebbiolo e due Barolo. Il tratto peculiare è la corrispondenza tra naso e palato, linea comune di tutte i nove vini in assaggio.

Matteo mi intrattiene per tutto il pomeriggio: si parla dei dettagli tecnici del lavoro, delle cure verso l’uva e le vigne, oltre a particolari di enologia che sembrano uscire da chi di vendemmie ne ha fatte almeno trenta. Non tralascia altre aziende, ha parole di encomio per Gaja e Vietti e tanti altri, segno che di vini ne beve: l’unico modo per migliorare i propri.

Matteo ha la serietà del professionista e una discreta severità per i propri vini. Non li elogia, non ne ha bisogno, preferisce lasciarli parlare da soli e concentrarsi sul futuro, su ciò che diventerà Claudio Alario domani. La resa è volutamente bassa, il numero di bottiglie esiguo rispetto agli ettari.

Parlerò dei vini più avanti; per ora un grande grazie a Claudio Alario e a Matteo, il solido presente e futuro di un’azienda concreta che seguo con attenzione e affetto.

Ho scritto un libro sul Barolo consultabile qui.

VISITA IN CANTINA - CLAUDIO ALARIO