DARIO DI VAIRA – BOLGHERI – IN CANTINA

La storia della famiglia Di Vaira racconta di un’emigrazione a Bolgheri dal Molise per provare a cercare fortuna: una storia diversa dalla maggior parte delle realtà bolgheresi che merita un approfondimento sulla determinazione che accompagna la famiglia che ormai risiede qui dal 1950. Un’altra epoca, un’altra zona e immagino pochissimo vino della tipologia che possiamo assaggiare oggi. In questi decenni la famiglia Di Vaira ha potuto assistere ad ogni cambiamento storico e culturale in zona, arrivando alla produzione di qualità sulla scorta delle esperienze positive di altre entità, cercando ovviamente di mantenere un carattere distintivo.

Dario si è laureato in Enologia e dal 2008 ha deciso di aggiungere alle attività di famiglia la produzione di vino, potendo contare su un’offerta di accoglienza che prende il nome di Agriturismo Eucaliptus che affianca la parte di ospitalità della Cantina. Qui incontro Dario che è alle prese con un confronto telefonico con un altro produttore, un modo di condividere informazioni e punti di vista per cercare di far crescere sempre di più la Denominazione. Essendo poche aziende, ho potuto notare come la commistione di nomi e figure sia alta, dando modo di far convergere l’interesse comune con l’interesse singolo.

Dal 2020 Dario ha deciso di mettere il proprio nome sull’etichetta a indicare un impegno ancora maggiore e a sottolineare la responsabilità del vignaiolo nei confronti di chi berrà il liquido contenuto nelle bottiglie. Partiamo da subito con la vigna, i metodi di allevamento e i vitigni che in questa annata di grande caldo sono più o meno adatti a sopportare il clima: impossibile prescindere da questi aspetti di fronte a ciò che sta avvenendo nel globo e di come Dario e colleghi stanno pensando di affrontare il riscaldamento globale. Vitigni resistenti, densità di impianto, altitudine, studio di nuovi terroir ancora inesplorati e gestione della pianta in ogni fase vegetativa: Dario è giustamente preoccupato per il futuro ma vedo e sento un vignaiolo fiducioso nei propri mezzi.

Passiamo ai vini con la proposta divisa equamente tra bianchi e rossi: da una parte Vermentino e Viognier in purezza, due bottiglie che raccontano due storie diverse, il primo coerentemente verticale e di costa pura, il vitigno francese invece più trattenuto sull’irruenza ma confidando in un’ampiezza maggiore e una prospettiva di crescita interessante.

Il Bolgheri Rosso 2021 è succoso e profondo, figlio di un’annata che ancora si deve configurare completamente ma che cammina da solo e con cui si può giocare con le temperature di servizio per la classica bottiglia da tutto pasto. Assaggio poi le annate 2019 e 2020 di Bolgheri Superiore, due annate differenti per tanti elementi da non poter essere sovrapponibili, con la 2020 forse più pronta alla beva oggi e la 2019, da grande annata quale dovrebbe essere, in lenta espansione per un futuro longevo e completo.

Andiamo poi in Cantina nella zona industriale di Donoratico con alcuni vicini noti (Allegrini e Campo al Pero): acciaio e cemento dominano la sala principale con le svinature alla conclusione. Assaggiamo poi dalle barrique il nuovo Viognier (solo una parte fa legno) e di fianco lo stesso vino in acciaio: due vini opposti per espansione eppure dalla medesima profondità. Stesso discorso per un paio di rossi appena svinati che non paiono aver subito danni dalla siccità pressoché totale – salvo qualche pioggia dopo Ferragosto: un Merlot strepitoso, succoso e intensamente netto nelle durezze.

Concludo ringraziando Dario e famiglia per l’accoglienza, sapendo di aver incontrato un vignaiolo appassionato e studioso della materia sulla base di una passione inesauribile. Vedo una Cantina che può dimostrare di avere stoffa e che può dare il proprio contributo alla Denominazione, pur sapendo di aver a che fare con colleghi decisamente ingombranti. Ma non credo che Dario abbia paura dei confronti: avanti così.