CAMPO ALLA SUGHERA – BOLGHERI – IN CANTINA

Una splendida sorpresa: non parlo solo dell’impressione che ho avuto visitando Campo alla Sughera, ma anche e soprattutto con l’accoglienza che ho ricevuto da Tommaso – direttore generale – e Francesco – direttore di produzione. Due uomini che in in un paio d’ore mi hanno raccontato prima di tutto cosa vuole diventare l’azienda nei prossimi anni e poi quale è il loro approccio in questo percorso, un cammino che segue la grande evoluzione del territorio bolgherese, andando a cesellare vini precisi e godibili.

Francesco è in Tenuta da ormai 15 anni e i vini della Cantina non sono altro che il meglio della selezione dai circa 22 ettari di proprietà, mentre Tommaso è riuscito nell’intento di modificare parte dell’immagine aziendale con un tocco attuale, di stile ed eleganza ragguardevoli. Non è tutto qui, c’è tanto lavoro dentro le bottiglie di Campo alla Sughera, ma penso che ci sia sempre bisogno di conoscere le persone che si sporcano le mani tutti i giorni prima di dare un giudizio.

Il percorso parte ovviamente dalla vigna, con le analisi compiute in origine per selezionare le parcelle migliori da cui ottenere vini superiori, adattando le forme di allevamento alle sfaccettature di terroir, gestendo ogni fase vegetativa con attenzione e sperimentando ogni anno in chiave di perfezionamento globale. La famiglia Knauf non è di certo nuova negli affari e la gestione è oculata. Qui dove il mare incontra le colline, dove la sabbia si confonde con i detriti collinari, è necessario prima studiare e poi agire.

Ecco che nel 1997 avviene una zonazione completa e nel 1998 nasce l’azienda ufficialmente, con etichette che vanno via aumentando e diminuendo di numero fino alla forma attuale che comprende un bianco fresco di Vermentino – Arioso, un Bolgheri Rosso di nome Adèo, un Bolgheri Superiore – Arnione – e il Super Tuscan aziendale che vede la compresenza di Petit Verdot e Cab Franc, scelta inusuale e per questo ancora più intrigante, specie se il vino assaggiato risponde a criteri di eccellenza da non sottovalutare.

Tutto qui? Assolutamente no: oltre a queste quattro etichette esiste un imbottigliamento particolare – Anima di Arnione – che in ogni annata vede la parcella migliore finire l’affinamento in un’anfora posta nella bottaia, dando anche la possibilità ai visitatori di assaggiare l’Anima del futuro, che è poi l’Anima dell’azienda e la costante vocazione alla ricerca dei frutti migliori.

Come non menzionare la perfezione della sala dell’acciaio, un laboratorio impressionante per pulizia e funzionalità che di certo può fare la felicità di chiunque faccia vino al mondo. Bottaia introdotta da una piccola collezione di annate storiche o comunque non recenti, con annesso un magazzino di stoccaggio delle annate in affinamento e frequenti spunti dal passato che spero di poter provare prima o poi.

La degustazione dei vini avviene in una sala non solo accogliente ma anche espressione diretta della proprietà, una sorta di salotto privato in cui potersi fermare un attimo nella pace della costa toscana: il filo conduttore tra i vini è un equilibrio tra le componenti, vini non solo di precisione ma di attinenza alle doti aziendali e dall’integrità importante, con l’Anima di Arnione 2019 a chiudere con l’irruenza della gioventù e la stoffa del campione.

Concludo innanzitutto ringraziando Tommaso e Francesco per avermi dedicato alcune ore del loro prezioso tempo. Ringrazio anche Paola e Irene di Well Com per il contributo fondamentale. Campo alla Sughera si sta preparando a entrare nel giro che conta a Bolgheri e questo lo si deve sia alla lungimiranza della proprietà sia alla statura umana di chi ci lavora ogni giorno, contribuendo a creare grandi vini e a costruire un futuro sempre più solido.