BRUNO GIACOSA NEBBIOLO D’ALBA VIGNA VALMAGGIORE 2019

Le Langhe del Barbaresco devono sempre ringraziare (una volta al mattino e una volta alla sera) due signori in particolare: Angelo Gaja e Bruno Giacosa, responsabili senza ombra di dubbio del presente glorioso di chi fa vino in questa zona. Innegabile il contributo di Bruno, uno dei più noti vinificatori e commercianti di uve, uno dei primi a credere nel Roero andando a comprare le uve del Valmaggiore, portando poi il proprio verbo in tante Menzioni di Barolo e Barbaresco acquisite nei decenni. Oggi assaggio una bottiglia particolare, ovvero un Nebbiolo d’Alba dal cru Valmaggiore nel Roero con poco meno di un anno di permanenza nelle splendide botti grandi che ho avuto modo di ammirare estasiato in Cantina.

Pura eleganza con una discreta profondità, note di frutta rossa, mora e fragola, seguite da una vena balsamica importante, caramella alla mora e liquirizia. Menta, ma è la radice di liquirizia a imporsi. Leggiadra speziatura di spezie rosse a colorarsi di note ematiche, di rame e ferro, grafite ed eucalipto. Il naso del secondo giorno è una grande sinfonia di note balsamiche, in particolare mora, liquirizia e violetta.

Solido e dalla sapidità importante ad ammantarsi di note minerali, dalla grafite al rame, che accompagnano verso il tannino, ampio ma non troppo secco. La frutta è rappresentata dalla fragola, dalla mora, con cenni meno intensi di arancia sanguinella e ciliegia. Sapidità importante, a ribadire la provenienza.

Lungo e tannico, arancia sanguinella e fragola, ciliegia, dall’asciugante sapidità minerale e agrumata.

Nebbiolo di razza che mostra da una parte l’eleganza canonica della cantina di provenienza e dall’altra l’inesauribile verve della vigna di origine, dalle sfumature sapide e minerali difficilmente riscontrabili altrove. Per ora la gioventù domina, come è giusto che sia – specialmente al palato: mi attendo almeno due decenni di longevità. Personalmente mi dichiaro colpevole di infanticidio, mai come oggi.

IBT 91