Tradisco le Langhe per una visita fuori zona ma che mi ha svelato un angolo di mondo antico (parafrasando Fogazzaro) che potrà riempire il cuore di molti. Parto dal principio: Roberto Gerbino, enologo di Paolo Monti, è il gestore della Tenuta Le Fracce dal 2015, dopo essere stato enologo della stessa dal 1999. Roberto e Giorgio Visconti hanno ereditato una Tenuta di storia secolare e che oggi rappresenta al meglio l’Oltrepò Pavese.
Siamo a Mairano, provincia di Pavia, e la Tenuta comprende circa 40 ettari di vigneti oltre a diversi altri legati alle attività svolte dal 1700, per un totale di un centinaio di ettari. Giulio Bussolera battezzò i primi vini targati Le Fracce nel 1905 e circa cinquant’anni più tardi il figlio Fernando si trasferì qui con la moglie Lina Branca (famiglia milanese dedita a varie attività tra cui il famoso Fernet). Fernando rimase vedovo dopo poco e lasciò gestire le proprietà della moglie preferendo ritirarsi a Mairano, diventando personaggio di spicco della comunità, non solo grazie all’attività vitivinicola ma alla creazione di una Fondazione che ancora oggi sponsorizza tanti progetti di ricerca.
L’eredità di Fernando è palpabile con le tante fotografie che si possono trovare un po’ ovunque, oltre che per lo strascico di eredità che la Tenuta mantiene: l’amore per le rose, l’amore per i cavalli con un maneggio, una collezione di calessi e carrozze, la collezione di automobili sportive tra cui alcune assolute rarità e la Collezione di Arte Brut che risiede in un edificio autonomo. Il Giardino è di quattro ettari e ospita molti eventi annuali, legando il vino alle opere d’arte e alla scuola di musica che sorge poco distante. Un insieme tanto complesso quanto affascinante gestito oggi con cura e rispetto.
La parte vitivinicola è gestita integralmente da Roberto a cui la Fondazione si è affidata per il presente e il futuro: la produzione è di qualità (il rapporto ettari/bottiglie è eloquente) e si basa sui classici dell’Oltrepò Pavese. Dalla Bonarda mossa ai tre spumanti (due Metodo Classico e un Metodo Martinotti), tre bianchi fermi, un rosato di Syrah di recente introduzione e i rossi, d’annata e Riserva. Roberto ha preferito mantenere i caratteri aziendali e si affida a vinificazioni in piccole quantità per selezionare le parti migliori, superando le cinquanta vinificazioni per vendemmia.
Ho assaggiato brevemente con Roberto alcune etichette tra cui un Agathos del 2017 (Pinot Bianco), il Grand Rosé che resta sui lieviti ben 48 mesi e il Moro, il Pinot Nero d’annata: tre rappresentazioni della qualità insita in questa zona nonostante le differenze varietali e di affinamento. Si avverte di certo la mano salda di Roberto ma anche il proseguio dell’esperienza secolare per una zona che di certo è vittima di grande pregiudizio, figlio di scelte commercialmente scellerate, fortunatamente altrui. Tornerò di certo tra queste colline per godere non solo degli ottimi vini della Tenuta Le Fracce, ma anche per l’atmosfera da fiaba di una proprietà che ha poco da invidiare e tanto da raccontare.
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