UN PAESE DI CANTINE / DODICI / BORGO DEL TIGLIO

Quando si parla di bianchi italiani il nome di Nicola Manferrari e della sua creatura Borgo del Tiglio dovrebbero sempre saltare fuori, grazie a una serie di vini che si inseriscono di diritto nelle parti alti del piacere. La precisione, la dedizione, le ridotte quantità prodotte sono solo alcuni ingredienti di questa cantina. Ho avuto il privilegio di poterla visitare in compagnia di Mattia, figlio di Nicola e ugualmente malato per il suo lavoro.

Siamo a Brazzano, a due passi da Cormons, e la cantina ha sede in una vecchia cascina riadattata negli anni, con luoghi di lavoro piccoli e labirintici, il tutto nell’ottica delle piccole quantità su cui lavorare. I fermentatori da 10 ettolitri sono minuscoli e consentono la vinificazione separata di ogni parcella. La vigna che si estende poco sopra è scoscesa e in questo momento è un mare verde, dalla vitalità evidente. Gli altri vigneti sono a poca distanza, si cerca di raggiungere un’alta densità. La qualità si raggiunge in vigna dove, in fase di vendemmia, avviene una selezione acino per acino fatta da mani esperte.

Tornando in cantina, la fermentazione dei bianchi avviene in barrique dove il vino resta nove mesi, prima di essere assemblato per dare vita alla linea principale. Tutto ciò che non viene considerato eccellenza viene venduto come vino sfuso. L’affinamento di tutti i vini avviene in barrique, e anche sulla ricerca del legno è in atto un processo continuo di perfezionamento. Bianchi e rossi affinano in due stanze separate rispettivamente a 8 e 15 gradi di temperatura. Questo consente ai bianchi di non svolgere la malolattica: Mattia mi spiega che la malolattica viene prolungata per mesi, riducendone quindi gli effetti consueti.

Le piccole quantità di vino che rimangono dalla selezione restano in barrique fino all’imbottigliamento che avviene nella seconda parte della cantina, attraversando la strada, dove il vino arriva per gravità. L’ultimo ingrediente è l’attesa: i vini di Nicola e Mattia hanno un potenziale enorme in cantina, come si evidenzia con gli assaggi.Qualche giorno prima si è svolta una verticale da mille e una notte di Malvasia dal 1981 ai giorni nostri, ovvero dalla prima vendemmia di Nicola. Posso soltanto immaginare la grandezza di una Cantina che riesce a mettere in fila così tante annate di una singola etichetta.

Passiamo all’assaggio che parte dal MilleUve 2019, passando per Friulano 2019, Malvasia 2019 Italo e Bruno (i fratelli da cui la vigna è stata acquisita), il blend Collio 2013 a base Sauvignon – Friulano – Riesling, Sauvignon 2018 e il Rosso Riserva 2013, blend di Merlot e Cabernet Sauvignon. Una line-up di livello altissimo, tra i migliori assaggi dell’anno senza dubbio. Ho ritrovato nei vini la coerenza ideologica e lo stile della famiglia, la precisione e la ricerca per l’equilibrio. Vini giovani, certo, ma con un potenziale enorme.

Concludo al meglio la mia esperienza friulana, avendo toccato con mano le potenzialità del Collio e dei vini di Nicola: da conoscere per poter capire cosa si può fare con le uve bianche in questa zona del mondo.