CHIARA BOSCHIS – BAROLO – VISITA IN CANTINA

Che Chiara Boschis rappresenti una figura unica nelle Langhe è un dato di fatto, ma che la Cantina da lei guidata sia responsabile di grandi vini, nonostante siano passati tanti anni dalla rivoluzione dei Barolo Boys, è ancora più significativo. Ma andiamo con ordine: Chiara ci accoglie con un approfondito studio della storia che l’ha portata a diventare la prima donna a guidare una cantina delle Langhe. La famiglia Boschis era in ottimi rapporti con la famiglia Pira dell’omonima cantina, un’amicizia simboleggiata dalle vendemmie comunitarie, oggi impossibili da fare per motivi burocratici.

Quando la famiglia Pira si è trovata costretta a lasciare il lavoro della terra, Chiara si è offerta di portare avanti il nome e la famiglia Boschis ha deciso di prendersi cura della cantina E. Pira, nome valido ancora oggi: Chiara si è trovata ad essere la prima donna a guidare una cantina di Barolo, un regno all’epoca di dominio prettamente maschile. I fratelli di Chiara gestivano la cantina Borgogno, dal 2008 di proprietà Farinetti, e dal 2010 il fratello Giorgio è con Chiara in questa impresa.

Il primo aspetto a stupire è il lato umano di Chiara, un inesauribile motore di aneddoti e ricordi di tutto ciò che ha vissuto, da ragazza e da donna di Langa, da responsabile di cantina, da partner dei Barolo Boys con la fama derivante dai tour negli States per piazzare bottiglie di quel Barolo che all’inizio degli anni ‘90 non voleva nessuno. I premi della critica e della stampa, la lunga serie di obiettivi che Chiara ha in mente e che cerca di raggiungere ogni giorno, insieme alla famiglia che oggi è rappresentata dalla generazione successiva.

Un entusiasmo enorme e contagioso, supportato anche da una cantina piccola e legata a doppio filo a un mondo agricolo che oggi forse esiste soltanto nei ricordi, ma che diventa paradigma delle scelte aziendali e vitivinicole: non che la tecnologia sia bandita, semplicemente ha un peso diverso e non è autonoma. I vini di Chiara non sono vini tradizionali, non lo sono mai stati, ma sono vini artigianali e agricoli, con quel tocco personale in più.La cantina di affinamento è scavata sotto Barolo, con le barrique che riposano per anni seguite con cura, mentre la cantina di vinificazione è al piano terra e pur nella dimensione piccola-media rappresenta bene ciò che Chiara vuole fare con le proprie uve. La svolta biologica è adottata in pieno e soltanto il Langhe Nebbiolo non è certificato perchè proveniente dai filari confinanti con vicini non biologici. Chiara è stata la prima a certificare le vigne di Cannubi e oggi quasi tutti i produttori di Cannubi seguono questi dettami. Un lavoro di convincimento sfiancante.

Ci sediamo al tavolo per assaggiare qualcosa e Chiara fa parlare i vini preferendo la materia dell’uva al protagonismo umano, un altro dettaglio che ho apprezzato molto. La degustazione tocca tutti i vini di Chiara, ovvero Dolcetto e Langhe Nebbiolo prima di introdurci nel magico mondo del Barolo con Cannubi, Via Nuova e Mosconi tutti dell’annata 2017, un bel ventaglio di opportunità in questo contesto, vini guidati dalle sapienti mani della Cantina, senza protagonismi ma con una solida base comune di partenza e diramazioni uniche a seguire.

Che dire, non capita spesso di incontrare un mito del proprio vino preferito, una persona che ha semplicemente impostato la propria vita sui frutti dell’uva, facendosi carico di un grande lavoro, prendendo decisioni e rischi. Ci vuole un bel coraggio, e oggi i vini di Chiara sono ottimi perchè fatti con onestà, decisione ed esperienza. Grazie dell’accoglienza.