ELIO GRASSO – VISITA IN CANTINA

Ho avuto modo negli anni di apprezzare le variegate sfumature delle Langhe, partendo dai vini tradizionali fino agli esperimenti, passando dai grandi nomi della zona, Barolo e Barbaresco su tutti. Se c’è una cantina a cui va riconosciuta una qualità sopraffina è sicuramente Elio Grasso: visita obbligatoria.

Ho incontrato Elio medesimo appena parcheggiata l’auto nel cortile dell’azienda, un cortile che ha come cornice una vista straordinaria e suggestiva su alcuni dei cru più famosi di Serralunga d’Alba: Vigna Rionda è lì da due passi, così come il centro abitato di Serralunga che sembra a portata di mano. Ma torniamo da Elio Grasso: la sede è a Monforte d’Alba, sede storica lentamente ampliata grazie alla lungimiranza di Elio e del figlio Gianluca.

Nel 1978 Elio si è messo in proprio e ha iniziato a vinificare separatamente le uve provenienti dalle vigne di proprietà, andando ad ampliare gli ettari fino agli attuali 18. La vigna che circonda l’azienda è divisa in più zone in base all’esposizione e alla qualità del terreno, qui il cru è una cosa molto seria. La dimensione artigianale è presente, i numeri consentono un controllo capillare su ogni aspetto della vinificazione riflettendosi sulla qualità delle proposte.

Sotto la collina Elio ha pensato bene di scavare una galleria per l’affinamento dei vini, un’opera ingegneristica incredibile che però aiuta l’azienda nei lunghi periodi di botte e bottiglia a cui tutti i vini sono sottoposti. Spazio e agio per lavorare al meglio con le riserve e i vini d’annata. Qui riposano i tre Barolo in carico a Elio Grasso, insieme a Barbera, Dolcetto, Nebbiolo e Chardonnay.

L’azienda si è sempre concentrata nel proporre vini da singola vigna, creando due Barolo differenti e una Riserva, tre vini che nascono a pochi passi tra loro ma che raccontano tre storie diverse. Gavarini Chiniera si trova sulla destra rispetto all’azienda, appena sotto il giardino c’è Runcot da cui proviene la Riserva. Ginestra Casa Matè è a pochi passi verso sud. Tre vini diversi, si diceva: Runcot diventa Barolo solo se la qualità soddisfa Elio e Gianluca, viceversa viene declassato a Langhe Nebbiolo. Runcot ha anche la particolarità di affinare in barrique, mentre i due cru restano in botte grande per il tempo necessario.

Si cerca di proporre i due cru ogni anno, anche se, come nel caso del 2014 che assaggerò tra poco, l’unione fa la forza e i singoli cru non riescono a conferire importanza alla bottiglia. Roberto, la mia guida, mi ha raccontato di come sia stato selezionato alla cieca il blend dei due cru al momento della scelta per il Barolo 2014: all’unanimità i collaboratori dell’azienda hanno scelto il blend.

Assaggiamo qualcosa? Certamente: Dolcetto 2019, Langhe Nebbiolo 2019, Barbera d’Alba Superiore 2017, Barolo Gavarini Chiniera 2016, Barolo Ginestra Casa Matè 2016 e Barolo Riserva Runcot 2013 di cui ho parlato qualche giorno fa. Una degustazione da far impallidire qualsiasi collega di zona.

Non mi resta che ringraziare Roberto e l’azienda per questa visita, conscio di aver toccato un altro pilastro fondamentale per capire questa terra e questi vini.