PRODUTTORI DEL BARBARESCO BARBARESCO 2018

Parlando del piccolo ecosistema del Barbaresco credo che sia impossibile non menzionare la Cooperativa dei Produttori del Barbaresco, fondata nel 1958 da Fiorino Marengo sulla scorta di quanto fatto da Domizio Cavazza nel 1894: le origini del Barbaresco sono qui. Oggi la Cooperativa raccoglie circa 50 soci per oltre un centinaio di ettari di Nebbiolo, creando quello che per me è un termometro per giudicare l’annata di riferimento: nonostante questa bottiglia esca in ritardo di diversi mesi rispetto al Disciplinare, è innegabile quanto possa rivelare di ciò che è successo nell’anno di produzione. Avanti con la 2018.

Tutta la bellezza del Nebbiolo condita con note di frutta rossa, dalla fragola alla mora, con cenni balsamici piuttosto accentuati di menta e liquirizia, il tutto su un velo fresco di agrumi, arancia e cedro. Roteando il calice la componente di frutta rossa si rende protagonista, con cenni di smalto e piccoli frutti di bosco. Importante anche il corredo ematico.

Dalla struttura ovviamente importante parlando di questo vitigno, dalla componente acida di cui mi sento di poter parlare di acidità e non di freschezza prevedendo un periodo maggiore di affinamento. Il tannino non è solo polveroso ma è anche legato a cenni affumicati. Resta succosa la parte fruttata divisa equamente tra frutta rossa e agrumi: fragola, mora, mirtillo, limone e arancia in scorza. Discreta alcolicità.

Di persistenza sopra la media e di intensità importante, freschezza agrumata e di frutti rossi, dal tannino netto è concreto. Pulizia notevole.

La componente balsamica è inferiore rispetto all’annata 2016, perdendo anche un po’ di carattere e importanza palatale del precedente 2017. Ciononostante la piacevolezza riscontrata è alta, al netto di evidenti pecche di gioventù, dando alla luce un vino che sicuramente potrà accompagnare per 3/4 decenni. Io la mia scorta ce l’ho: tocca a voi.

IBT 91